…ma il cielo è sempre più blu?

Posted on dicembre 2, 2009

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Italienische Musik, die Einblicke in die menschliche Seele gewährt

Wenn man darüber nachdenkt, welche italienischen Musiker einem breiteren deutschen Publikum bekannt sind, dann stellt sich vermutlich schnell die nüchternde Erkenntnis ein, dass sich jene Popularität lediglich auf massentaugliche Sänger wie Eros Ramazotti, Zucchero, Laura Pausini und vielleicht noch Gianna Nannini beschränkt. Andererseits sind italienische Rockstars wie Vasco Rossi und Ligabue in Deutschland zwar nicht gänzlich unbekannt, allerdings haben sie hierzulande keinen Megastar-Status.

Dabei hat Italien musikalisch wesentlich mehr zu bieten: Hierbei sind Künstler wie Mina, Gino Paoli, Lucio Battisti, Giorgio Gaber und vielleicht noch Francesco de Gregori und Francesco Guccini hervorzuheben. Kaum ein anderer italienischer cantautore – abgesehen von dem wohl bekanntesten, einflussreichsten und genialsten seiner Art, nämlich Fabrizio de André – hat vermutlich mit solch eigenwilliger, ironischer und anti-konformistischer Art polarisiert und die hegemoniale politische Klasse karikiert wie Rino Gaetano.

Vielen seiner Lieder kann man die unterschiedlichsten Gemütsschwankungen entnehmen: Von Spott und Hohn auf das Establishment (Nuntereggae più) und leidensfähiger Solidarität (Ti Ti Ti Ti) über eine Art Dialektik aus Trotzigkeit und Resignation (E io ci sto) bis hin zur Melancholie, die im neorealistisch wirkenden Stil die Schönheit und zugleich Armut einer archaischen Landschaft beschreibt, wie in dem Lied Ad esempio a me piace il Sud von seinem ersten Album Ingresso libero (1974):

Ad esempio a me piace rubare

le pere mature sui rami se ho fame

e quando bevo sono pronto a pagare

l´acqua, che in quella terra è più del pane

camminare con quel contadino

che forse fa la stessa mia strada

parlare dell´uva, parlare del vino

che ancora è un lusso per lui che lo fa.”

 

Es wirkt wie eine Reise zurück in die Kindheit, zu den kalabresischen Wurzeln Rino Gaetanos, dessen Eltern aus Arbeitsgründen mit ihm von Crotone nach Rom zogen als Rino zehn Jahre alt war. Seine Musik trägt stets Bewegung in sich, eine jugendliche Aufbruchsstimmung, die häufig in einer „beswingten“ Verbindung aus Rock und Reggae-Elementen vorgetragen wird. Vermutlich beschreibt kein anderer Song von ihm so ironisch diese dichotome Stimmung vom Erträumen eines anderen Lebens und gleichzeitiger Konstatierung einer mangelnden Möglichkeit jener Realisierung der gesetzten Ideale wie E io ci sto von seinem gleichnamigen, letzten Album (1980):

Si dice che in America tutto è Ricco tutto è nuovo,

puoi salire in teleferica

su un grattacielo e farti un uovo,

io cerco il Rock´n Roll al bar e nei metro

cerco una bandiera diversa senza sangue sempre tersa

Ma ci ripenso però, mi guardo intorno per un po´

E mi accorgo che son solo,

In fondo è bello però, il mio Paese e io ci sto.

 

Es ist das Gefühl von geistiger Verbrüderung und Solidarität, das Rino Gaetano zu einem der interessantesten cantautori macht, der weder textlich noch musikalisch mit dem Strom schwimmt und somit dem Hörer immer ein Lächeln aufs Gesicht zaubern wird.

Nicht weniger interessant und höchst eigenständig in seinem Stil ist das “Chameleon” unter den cantautori, der Sizilianer Franco Battiato, der neben seiner Tätigkeit als Musiker auch als Maler und Regisseur auf eine 40jährige Karriere zurückblicken kann. Battiatos Texte sind häufig Poesie mit dadaistischem Charakter und verarbeiten teilweise philosophische, intertextuelle Bezüge. Er baut ebenfalls gerne Zitate auf englisch, französisch und auch deutsch in seine Lieder mit ein.

Das Element der Bewegung findet sich auch bei ihm, sei es der Flug der Vögel (Gli uccelli), die Suche nach „ruhigen Ecken“ ohne dauerhafte (emotionale) Bindungsfähigkeit an einen Ort (Nomadi) oder das Reisen an Oasen mit pulsierender Vergangenheit. Jenes Reisen an solche Orte besingt Battiato in dem Lied I treni di Tozeur von seinem Album Mondi lontanissimi (1985):

 

Nei villaggi di frontiera guardano passare i treni

le strade deserte di Tozeur

Da una casa lontana tua madre mi vede

si ricorda di me delle mie abitudini

E per un istante ritorna la voglia di vivere

a un´altra velocità.“

 

 

Diese Zeilen könnten auf das Reisen des Protagonisten in Vittorinis Conversazione in Sicilia in dessen sizilianische Heimat anspielen, in welchem dieser mit seiner Mutter über die eigene Kindheit dialogisiert. Das Beispiel zeigt, dass Battiatos Texte häufig Spielraum für Interpretationen lassen, die dem Hörer immer wieder Rätsel aufgeben.

Ein ebenfalls interessanter Künstler, welcher der scuola di cantautori napoletana zugeordnet werden kann, ist der Sänger und Gitarrist Eugenio Bennato . Der Bruder des bekannten Sängers Edoardo Bennato hat sich der traditionellen „mediterranen Instrumentierung“ seiner Stücke verschrieben und behandelt auch textlich Themen, die inhaltlich eng mit den Menschen und der Landschaft des Südens verbunden sind. Im Gegensatz zu Edoardo, dessen Musik eher dem Rockgenre zuzuordnen ist, instrumentiert Eugenio seine Stücke neben Akustikgitarren häufig mit Mandoline, Cello, Geige, Akkordeon und diversen Perkussionen. Mit Künstlern wie dem ebenfalls aus Neapel stammenden Pino Daniele verbindet ihn die Tatsache, dass sehr viele seiner Lieder im u.a. neapoletanischen Dialekt verfasst sind. Bennato machte sich vor allem als Initiator des Projektes Taranta Power einen Namen. Auf dem gleichnamigen Album von 1999 vereint er ein Amalgam aus melodischen und literarischen Bezügen Kampaniens, Kalabriens und Apuliens. Es könnte als Liebeserklärung an einen der bekanntesten meridionalen Tänze verstanden werden: die Tarantella.

„La taranta è il profondo sud

è quelle musica che tu

all´improvviso sentirai

è il ballo che non finisce mai

è il passo che dovrai imitare

per liberarti del male d´amore

così ballando meridionale

comme na taranta ca te pizzica lu core”

 

Darüber hinaus stellt Bennato in Da Cosenza a Milano die alles überragende rhetorische Frage, die unbeantwortet bleibt, nämlich nach dem Ausmaß an Liebe des im Norden Arbeitssuchenden, um dort irgendwann auch „seelisch anzukommen“. Diese wird schon im Ansatz negiert, da die Verbundenheit des Meridionalen mit „la sua terra“ irreversibel ist und somit mehr als nur eine metaphorische Distanzierung ist:

„Quanto ci vuole da Cosenza a Milano?

Un giorno di corriera, un giorno di corriera

Quanto ci vuole d´amore, quanto ci vuole?”

 

Somit zeigen nicht nur diese drei Künstler, sondern auch eine weitere Vielzahl an “Oasen” der cantautori, dass sich eine musikalische Reise immer lohnt. Es gibt viel zu entdecken!


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Se ci si sofferma a riflettere sui musicisti italiani famosi in Germania, presumibilmente si giunge alla poco desolante conclusione che tale popolarità si limita unicamente a cantanti di massa tra cui Eros Ramazzotti, Zucchero, Laura Pausini e forse anche Gianna Nannini. Per quanto riguarda invece rockstar italiane come Vasco Rossi e Ligabue, pur non essendo in Germania del tutto sconosciute, non rientrano certo nel novero delle grandi star.

In realtà l’Italia ha molto più da offrire in campo musicale: basta accennare ad artisti come Mina, Gino Paoli, Lucio Battisti, Giorgio Gaber, ed ancora Francesco De Gregori e Francesco Guccini. Difficilmente, poi, un altro cantautore italiano ha polarizzato e messo a nudo la classe politica con lo stile bizzarro, ironico ed anticonformista di Rino Gaetano – fatta ovviamente eccezione per Fabrizio De André, nel suo genere il più noto, autorevole e geniale.

In molte delle sue canzoni si possono cogliere i più diversi moti dell’animo: dalla derisione e il disprezzo nei confronti dell’establishment (Nuntereggae più) ad una solidarietà fiera (Ti Ti Ti TI) passando attraverso una certa dialettica tra caparbietà e rassegnazione (E io ci sto) fino a giungere alla malinconia che “racconta” in uno stile neorealistico la bellezza ed al contempo la miseria di un paesaggio antico come nella canzone Ad esempio a me piace il sud tratta dal suo primo album Ingresso libero (1974):

 

Ad esempio a me piace rubare

le pere mature sui rami se ho fame

e quando bevo sono pronto a pagare

l´acqua, che in quella terra è più del pane

camminare con quel contadino

che forse fa la stessa mia strada

parlare dell´uva, parlare del vino

che ancora è un lusso per lui che lo fa.”

 

Si ha l’impressione di un viaggio a ritroso nell’infanzia, nelle radici calabresi di Rino Gaetano, i cui genitori, per motivi di lavoro, emigrarono da Crotone a Roma quando lui aveva 10 anni. La sua musica porta con sé un movimento permanente, una atmosfera di partenza giovanile spesso interpretata combinando elementi rock e reggae in salsa swing. Probabilmente nessun altro testo di Rino Gaetano descrive in modo così ironico come nella canzone E io ci sto, tratta dall’ultimo ed omonimo album (1980), quel duplice stato d’animo del sogno di un’altra vita ed allo stesso tempo della consapevolezza che tale ideale non possa realizzarsi:

 

Si dice che in America tutto è Ricco tutto è nuovo,

puoi salire in teleferica

su un grattacielo e farti un uovo,

io cerco il Rock´n Roll al bar e nei metro

cerco una bandiera diversa senza sangue sempre tersa

Ma ci ripenso però, mi guardo intorno per un po´

E mi accorgo che son solo,

In fondo è bello però, il mio Paese e io ci sto.

 

Proprio la sensazione di fratellanza e solidarietà spirituale rende Rino Gaetano uno dei cantautori più interessanti, che sia a livello testuale che musicale rifiuta di aderire alla moda del tempo e così riesce magicamente a far sorridere colui che lo ascolta.

Non meno interessante ed assolutamente particolare nel suo stile è il siciliano Franco Battiato, il “camaleonte” tra i cantautori, che può contare su 40 anni di carriera non solo come musicista ma anche come pittore e regista. I testi di Battiato figurano spesso come delle vere e proprie poesie dal carattere dadaistico ed in parte svelano riferimenti filosofici; i suoi testi inoltre non rinunciano a citazioni in inglese, francese e tedesco.

La poetica del movimento si ritrova anche in Battiato: che sia il volo degli uccelli (Gli uccelli), la ricerca di un “angolo tranquillo” che rinunci al durevole (seppur emozionale) senso di appartenenza ad un luogo (Nomadi) o ancora il viaggio verso oasi dal passato incalzante. Battiato canta di questi viaggi nella canzone “I treni di Tozeur” tratta dall’album Mondi lontanissimi (1985):

 

Nei villaggi di frontiera guardano passare i treni

le strade deserte di Tozeur

Da una casa lontana tua madre mi vede

si ricorda di me delle mie abitudini

E per un istante ritorna la voglia di vivere

a un´altra velocità.“

 

Questo passo potrebbe alludere al viaggio nella propria isola del protagonista di Conversazione in Sicilia, romanzo di Elio Vittorini, in cui il personaggio principale discorre con la madre della propria infanzia. Esempio che mostra come i testi di Battiato lascino spazio il più delle volte a diverse interpretazioni, causa di continui enigmi nell’ascoltatore.

Un artista altrettanto interessante, che potrebbe essere annoverato nella scuola di cantautori napoletana, è il cantante e chitarrista Eugenio Bennato. Fratello del famoso cantante Edoardo Bennato, Eugenio si è dedicato completamente agli “strumenti mediterranei” tradizionali ed anche i suoi testi trattano di tematiche strettamente collegate alla gente ed alla paesaggio del sud. Contrariamente ad Edoardo, la cui musica rientra piuttosto nel genere rock, Eugenio fa uso di diversi strumenti musicali tra cui la chitarra acustica spesso accompagnata da mandolino, violoncello, violino, fisarmonica e diverse percussioni.

Il filo che lo unisce poi ad artisti come Pino Daniele, anch’egli di origine partenopea, è l’uso del dialetto napoletano in molte delle sua canzoni. Bennato è divenuto famoso soprattutto come iniziatore del progetto Taranta Power. Nell’omonimo album del 1999 egli dà vita ad un amalgama costituito da riferimenti melodici e letterari campani, calabresi e pugliesi. Questo progetto potrebbe essere definito una dichiarazione d’amore ad una delle più famose danze meridionali: la tarantella.

 

„La taranta è il profondo sud

è quelle musica che tu

all´improvviso sentirai

è il ballo che non finisce mai

è il passo che dovrai imitare

per liberarti del male d´amore

così ballando meridionale

comme na taranta ca te pizzica lu core”

 

Inoltre Bennato nel testo Da Cosenza a Milano si pone la domanda retorica per eccellenza, che resta senza risposta: di quanto amore ha bisogno un meridionale emigrato al nord per poter giungere un giorno in quel luogo anche con l’anima? Questa possibilità viene negata fin dall’inizio in quanto il legame che il meridionale crea con “la sua terra” è irreversibile e quindi tale distanza non è solo metaforica:

 

„Quanto ci vuole da Cosenza a Milano?

Un giorno di corriera, un giorno di corriera

Quanto ci vuole d´amore, quanto ci vuole?”

 

Oltre ai tre artisti qui presentati, l’Italia offre una grande varietà di “oasi” di cantautori meritevoli di un viaggio musicale. C’è tanto da scoprire!

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